Astenico,
con i pantaloni sollevati alle ginocchia.
Alto e smagrito si spinge a fatica.
Con profondi ed aridi solchi,
fa mezzo giro e sorride.
Mai che possa guardarlo negli occhi.
Si asside sul sagrato del duomo.
Deflesso nel tono dell’umore,
non mi guarda più.
D’improvviso logorroico e confuso.
Racconta la vita che dice di vivere:
è libera.
Parla con un’amica.
Ha il nome di Gilda.
Capisco che
sta scendendo sdruccioloni nella sua solitudine.
Suscita tenerezza.
Peccato che la sua anima pascoli in una città sporca.