E’,
ma quando vuoi affrontarla,
già non c’è, nei latiboli della coscienza.
Scuote il sonno.
Ed i sogni,
sono morsi ad un frutto acerbo.
All’alba si sveglia ma è trasparente,
e ritorna qualche ora di giorno,
senza sfida.
Popola le città,
funeste reliquie,
nelle notti di silenzio.
Aggrappata all’anima ,
come la fanghiglia agli scarponi di soldati stranieri,
che calpestano strade impastate di fango
e sangue.
E’ nelle altre città,
cimeli di vittorie, sempre meno civili.
E’ in tutti i giorni di solitudine di ogni umano.
Reso nocchiero di un fagotto di emozioni arrabattato con coraggio,
discendi il fiume Acheronte.
Che il destino, dilettante,
sbagli i suoi inganni
e possa tu vederti, nel triste affanno,
focalizzare la lanceolata paura che ti sfida nel coraggio di vivere.